MFormazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

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FORMAZIONE

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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-02-28 ad oggi 2010-02-28

In tutta la zona rossa le macerie sarebbero circa 4,5 milioni di tonnellate

L'Aquila, la rivolta delle carriole "Qui le macerie non le vogliamo"

Quasi duemila persone armate di carriole e pale rimuovono i detriti ancora accatastati a piazza Palazzo

In tutta la zona rossa le macerie sarebbero circa 4,5 milioni di tonnellate

L'Aquila, la rivolta delle carriole "Qui le macerie non le vogliamo"

Quasi duemila persone armate di carriole e pale rimuovono i detriti ancora accatastati a piazza Palazzo

MILANO - Sono circa duemila gli aquilani che partecipano alla "rivolta delle carriole", organizzata per sgomberare il centro storico dalle macerie del terremoto del 6 aprile 2009. Dopo alcuni momenti di tensione al passaggio del corteo davanti a uno striscione che segnala i lavori in corso del "Consorzio Federico II" (del quale fa parte la società Btp coinvolta nell'inchiesta della Procura fiorentina sugli appalti per il G8), con i manifestanti armati di pale e carriole che hanno gridato "vergogna, vergogna", la situazione è rientrata e ora il "popolo delle carriole" sta lavorando alla rimozione delle macerie: da piazza Palazzo a piazza Duomo quasi duemila persone, schierate in due ali di folla, consentono il passaggio di secchi pieni di terra, mentre gli altri continuano a depositare nelle carriole materiali da recuperare perché utili alla ricostruzione. Al di là dell'intento di protestare contro i ritardi nei lavori di sgombero per restituire il centro storico alla città, oggi all'Aquila il clima è di festa: ci sono intere famiglie, promotori dei comitati cittadini, palloncini. A svegliare gli aquilani, questa mattina, un sms che recitava, in dialetto, "sveglia, rizzete e vè a lavorà con noi pè sgombrà L'Aquila dalle macerie".

TONNELLATE DI MACERIE - Ma quante sono le macerie ancora accatastate nella cosiddetta zona rossa? Una prima stima di Protezione civile e Vigili del fuoco, rende noto Legambiente che oggi ha presentato un dossier sulla situazione dell’Aquila, si parla di una forbice che solo per il comune dell’Aquila va da 1,5 a 3 milioni di metri cubi, pari a circa 4,5 milioni di tonnellate. Circa un terzo del totale, vale a dire 1 milione di metri cubi, si trova sulle strade, mentre 2 milioni di metri cubi sarebbero quelli accumulate all’interno delle case e nei cortili.

ST

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Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

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AVVENIRE

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2010-02-28

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CORRIERE della SERA

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2010-02-28

In tutta la zona rossa le macerie sarebbero circa 4,5 milioni di tonnellate

L'Aquila, la rivolta delle carriole

"Qui le macerie non le vogliamo"

Quasi duemila persone armate di carriole e pale rimuovono i detriti ancora accatastati a piazza Palazzo

In tutta la zona rossa le macerie sarebbero circa 4,5 milioni di tonnellate

L'Aquila, la rivolta delle carriole

"Qui le macerie non le vogliamo"

Quasi duemila persone armate di carriole e pale rimuovono i detriti ancora accatastati a piazza Palazzo

MILANO - Sono circa duemila gli aquilani che partecipano alla "rivolta delle carriole", organizzata per sgomberare il centro storico dalle macerie del terremoto del 6 aprile 2009. Dopo alcuni momenti di tensione al passaggio del corteo davanti a uno striscione che segnala i lavori in corso del "Consorzio Federico II" (del quale fa parte la società Btp coinvolta nell'inchiesta della Procura fiorentina sugli appalti per il G8), con i manifestanti armati di pale e carriole che hanno gridato "vergogna, vergogna", la situazione è rientrata e ora il "popolo delle carriole" sta lavorando alla rimozione delle macerie: da piazza Palazzo a piazza Duomo quasi duemila persone, schierate in due ali di folla, consentono il passaggio di secchi pieni di terra, mentre gli altri continuano a depositare nelle carriole materiali da recuperare perché utili alla ricostruzione. Al di là dell'intento di protestare contro i ritardi nei lavori di sgombero per restituire il centro storico alla città, oggi all'Aquila il clima è di festa: ci sono intere famiglie, promotori dei comitati cittadini, palloncini. A svegliare gli aquilani, questa mattina, un sms che recitava, in dialetto, "sveglia, rizzete e vè a lavorà con noi pè sgombrà L'Aquila dalle macerie".

TONNELLATE DI MACERIE - Ma quante sono le macerie ancora accatastate nella cosiddetta zona rossa? Una prima stima di Protezione civile e Vigili del fuoco, rende noto Legambiente che oggi ha presentato un dossier sulla situazione dell’Aquila, si parla di una forbice che solo per il comune dell’Aquila va da 1,5 a 3 milioni di metri cubi, pari a circa 4,5 milioni di tonnellate. Circa un terzo del totale, vale a dire 1 milione di metri cubi, si trova sulle strade, mentre 2 milioni di metri cubi sarebbero quelli accumulate all’interno delle case e nei cortili. Per dare il via alla ristrutturazione degli edifici, spiega Legambiente, sarebbe quindi sufficiente spostare circa un terzo delle macerie: potrebbero partire, così, i lavori sui circa 10 mila edifici danneggiati tra centro storico e frazioni, con le uniche variabili dei 140 siti sotto sequestro per le inchieste della magistratura sui crolli "dolosi" e il materiale "sensibile" proveniente da edifici di pregio storico-architettonico. Legambiente precisa quindi che "non è vero che non si conosce la classificazione del rifiuto-maceria e che non si sa come trattarlo. Già il "decreto Abruzzo" del 28 aprile 2009 prevedeva una riclassificazione delle macerie (da crollo e da demolizioni controllate) come rifiuti urbani con codice Cer 20.03.99. In quanto tali, esse sono sottoposte al divieto di smaltimento fuori dall’Abruzzo e se si deciderà di "esportarle" tal quale, sarà necessario introdurre una deroga con un decreto ministeriale ad hoc. Preventivamente trattate potrebbero, invece, uscire dalla regione ed essere ospitate in impianti nel resto del Paese senza bisogno di deroghe".

Redazione online

28 febbraio 2010

 

 

 

 

 

 

REPUBBLICA

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2010-02-28

Momenti di tensione nel capoluogo abruzzese dopo che le forze dell'ordine

in assetto antisommossa avevano cercato di contenere l'ingresso degli aquilani in piazza Palazzo

L'Aquila, il 'popolo delle carriole'

dà il via alla raccolta delle macerie

di GIUSEPPE CAPORALE

L'Aquila, il 'popolo delle carriole' dà il via alla raccolta delle macerie

La zona rossa all'Aquila

L'AQUILA - "Oggi finalmente è un giorno importante per L'Aquila...". Sorride il preside della facoltà di Lettere, Giannino Di Tommaso. Sorride contento nel vedere che, in piazza Duomo, assieme a lui ci sono altri seimila aquilani che protestano. Studenti, docenti, commercianti, professionisti, piccoli artigiani, mamme con bimbi al seguito: fanno tutti parte del "popolo delle carriole" che si è dato appuntamento per manifestare contro quelle macerie che soffocano la città. Quattro milioni e mezzo di metri cubi che bloccano la ricostruzione.

LEGGI LA CRONACA DIRETTA DELLA MANIFESTAZIONE

E così, alle 10 del mattino, gli aquilani "di buona volontà" armati appunto di carriole, guanti, piccozze e secchi, si sono presentanti davanti ad uno dei recinti della zona rossa, quello che blocca l'accesso a piazza Palazzo (area simbolo della città). Ad attenderli, però, hanno trovato 200 uomini delle forze dell'ordine tra polizia, carabinieri ed esercito. Ma il servizio di sicurezza attivato per bloccare l'accesso alla piazza in macerie, nulla ha potuto contro la pressione di migliaia di persone contro la recinzione. Al grido di "L'Aqulla libera", "Aprite", e "Vergogna", la folla ha superato - di forza - lo sbarramento. A quel punto i militari (coordinati dal questore Stefano Cecere), non hanno reagito, ma semplicemente gestito con attenzione il defluire della folla, limitando l'accesso all'area "pericolosa". Superata la tensione iniziale, (non senza qualche rischio di incolumità per quelle 400 persone che hanno superato il varco senza autorizzazione) è scattata la raccolta macerie. Le carriole cariche di detriti sono state portate fuori da piazza Palazzo, per poi percorrere corso Vittorio Emanule fino a piazza Duomo, tra gli applausi della folla. Non solo, una "catena umana" da piazza Palazzo a corso Vittorio ha permesso ai manifestanti di passarsi secchi e carriole, carichi di detriti.

 

Agli angoli di piazza Palazzo oltre un centinaio di persone hanno provveduto alla raccolta differenziata delle macerie, insieme a tecnici che si occupano di separare materiale da recuperare e materiale da smaltire. Uomini delle forze dell'ordine si sono disposti ai lati della piazza per controllare che nessuno si allontanasse nelle vie limitrofe, alcune delle quali ancora da mettere in sicurezza. Al termine della manifestazione un cumulo "simbolico" di macerie è stato depositato davanti alla sede del Consiglio regionale. Il 'popolo delle carriolè si è dato appuntamento anche domenica prossima, per ripulire la zona del Castello.

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L'UNITA'

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2010-02-28

Aquila, rivolta delle carriole contro le macerie

Nuova manifestazione degli abitanti aquilani domani nella zona rossa del capoluogo abruzzese. Dopo la "protesta delle chiavi", arriva la "rivoluzione delle carriole", iniziativa pensata per togliere simbolicamente un po' di macerie dal centro storico con pale, picconi e carriole, in segno di protesta contro il fatto che, ancora dal 6 aprile ad oggi, gran parte del materiale non è stato rimosso.

Il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente ha disposto, con una apposita ordinanza, l'ingresso nella zona rossa per la sola giornata di domani.

La manifestazione di domani, a partire dalle 10, è stata indetta dai comitati cittadini, "Io libero L'Aquila". "A quasi un anno dal

terremoto - spiegano gli organizzatori - ancora non si sa chi, come e quando rimuoverà gli oltre 4 milioni di tonnellate di

macerie. E allora cominceremo noi, e depositeremo le macerie fuori il consiglio regionale" .

La rivolta delle carriole. Una catena umana di smistamento del materiale di scarto rimosso da piazza Palazzo, verrà allestita lungo il corso principale.

L'accesso alla piazza è consentito solo a 45 persone. Questo gruppo di persone, secondo quanto spiegano i promotori della manifestazione, lavorerà materialmente sul cumulo di macerie, operando una differenziazione sul posto, dietro indicazioni di tecnici competenti, mentre fuori dalla zona rossa, all'altezza dei Quattro cantoni, e quindi in piena sicurezza, tutti gli altri allestiranno una catena di smistamento del materiale "di scarto" proveniente da tale selezione.

Le macerie così recuperate saranno smaltite in cassonetti approntati per lo scopo, in quanto si tratta di rifiuti solidi urbani, ma una piccola parte di queste, annunciano gli organizzatori sulla piattaforma di Facebook, verrà piazzata davanti alla sede della Regione, "allo scopo di invitare le istituzioni locali ad impegnarsi per risolvere il nodo normativo che attualmente blocca la loro rimozione".

27 febbraio 2010

il SOLE 24 ORE

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2010-02-28

L'Aquila, altra protesta in centro in 6mila con le carriole

28 febbraio 2010

L'Aquila, altra protesta in centro in 6mila con le carriole

"Dai nostri archivi"

All'Aquila in migliaia nella zona rossa per la protesta delle chiavi

Tra le macerie dell'Aquila imbalsamata

Un'altra protesta nel centro dell'Aquila. Alcuni manifestanti con una ventina di carriole hanno scaricato detriti, raccolti a piazza Palazzo, davanti a palazzo dell'Emiciclo (sede del Consiglio regionale dell'Abruzzo), presidiato da polizia e carabinieri che bloccano l'accesso ai veicoli. Sono circa seimila, secondo le forze dell'ordine, coloro che hanno partecipato alla manifestazione nel capoluogo abruzzese.

Oltre alle macerie sono stati portati davanti all'Emiciclo cinque cassonetti di rifiuti; altri materiali sono rimasti in piazza Duomo, suddivisi in appositi cassonetti. Nell'iniziativa state raccolte 2.800 firme per chiedere l'istituzione della tassa di scopo.

I manifestanti indossavano dei berretti con una scritta: "L'Aquila rinasce dalle sue macerie". La stima è di 4 milioni e mezzo di tonnellate di macerie da rimuovere dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Il problema, come ha riferito anche lo stesso sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, oggi in piazza è rappresentato "da una normativa che considera queste macerie come rifiuti normali, dunque non smaltibili in altro modo. Bisogna modificare questa norma -ha detto- perchè solo così si potranno avviare i lavori e cominciare a ripulire l'Aquila dalle macerie".

Tra le macerie dell'Aquila imbalsamata (di Riccardo Chiaberge)

28 febbraio 2010

 

Tra le macerie dell'Aquila imbalsamata

di Riccardo Chiaberge

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28 Febbraio 2010

"Dai nostri archivi"

All'Aquila in migliaia nella zona rossa per la protesta delle chiavi

 

 

La chiesa romanica di San Pietro di Coppito è stata in piedi bene o male sette secoli, sfidando i terremoti che hanno più volte devastato la conca dell'Aquila. Fino al 6 aprile 2009. Adesso ti viene incontro sventrata, uno spettro nella città deserta, quasi un "fermo immagine" del sisma. Sbriciolati gli affreschi medievali, il campanile ridotto a un mozzicone, la campana di bronzo schiantata a terra, simbolo di una comunità espropriata della sua anima. Pier Luigi Cervellati gesticola da dietro un cumulo di macerie, in mezzo al sagrato: "Lei non ci crederà, ma questa è una fontana del Quattrocento. Le hanno scaricato addosso quintali di detriti, come una pattumiera. È uno sfregio intollerabile. Ma lo sanno, questi signori, cosa rappresentano per la gente di qui le fontane? Sono la loro identità, insieme alle chiese e alle piazze". Il professor Cervellati, bolognese, architetto e urbanista tra i più autorevoli, è all'Aquila con una delegazione di Italia Nostra, tra cui il segretario generale Antonello Alici e l'ex-presidente Giovanni Losavio, impegnati in una battaglia per il recupero del centro storico del capoluogo abruzzese. Non pretendono vincoli anacronistici, semplicemente che oltre a costruire a tempo di record quartieri satellite con le tecnologie antisismiche più sofisticate si pensi a salvare e far rivivere il cuore antico della città, come chiedono quelli che nella "zona rossa" abitavano e lavoravano fino alla tragica notte del 6 aprile, e che cominciano giustamente a perdere la pazienza.

"Immota manet" dice il motto sullo stemma della città. Più immota di così: da quasi un anno l'Aquila è imbalsamata, con tutte le sue ferite aperte, avviluppata in una ragnatela di ponteggi. E trentottomila aquilani sono ancora senza casa. Camminiamo lungo la via Sassa, tra facciate sbrecciate di palazzi cinquecenteschi e barocchi, cornicioni penduli e bifore pericolanti, facendo lo slalom in mezzo a mucchi di macerie. Non c'è un'anima in giro, a parte qualche vigile del fuoco e qualche operaio al lavoro. Hanno riaperto la sede della Banca d'Italia, il caffè dei fratelli Nurzia (quelli del famoso torrone), un'enoteca in piazza del Duomo. Per il resto, soltanto lucchetti, transenne e saracinesche abbassate. Cervellati allarga le braccia: "Quando ponteggi e puntellature verranno rimossi, le murature crolleranno. E spesso questi interventi sono pure sbagliati, i tubi entrano nelle finestre, non si potranno più fare lavori all'interno. È una forma di accanimento terapeutico dal costo enorme. E adesso, con la fine del regime commissariale, regione ed enti locali devono preparare piani di recupero. Operazioni immani, ci vorranno mesi se non anni per poter riabilitare la città storica. Ammesso che ci si riesca".

Leggiamo sulla guida rapida del Touring, edizione 1975: "L'Aquila, m. 714 ab. 60131, capoluogo di provincia e di regione, sede arcivescovile. Città principale dell'Abruzzo per arte e storia, situata sopra il declivio di un colle sulla sin. dell'Aterno, in un'ampia conca cinta da alte montagne (catene del Gran Sasso e del Velino-Sirente). Conserva la bella impronta medievale... Fondata attorno alla metà del secolo XIII... si arricchì di numerose architetture religiose, che ora caratterizzano il volto della città".

Chiosa Cervellati: "L'Aquila è uno splendido esempio di quella rinascita urbana e religiosa che l'Italia ha vissuto tra il mille e il milleduecento. Una città-territorio, che a quei tempi si identificava nel Comitatus Aquilanus, una forma di insediamento a rete. Non per niente si favoleggia di novantanove castelli, novantanove chiese, le novantanove cannelle della fontana più famosa di qui. Chiesa piazza e strade formano un bene immateriale unitario, le parrocchie sono un punto di riferimento territoriale e della socialità, per credenti e non credenti. E guardi in che stato sono. Scoperchiate, a pezzi, ingombre di pietre e calcinacci. E dopo un anno, nessuno ha ancora neppure cominciato a restaurarle. Hanno fatto vedere in tv il presunto salvataggio della chiesa del Suffragio: l'elicottero che appoggiava delicatamente una cupola in fibra di carbonio. Eccola lì, la vede? Certo ripara dalla pioggia, ma il tamburo che sta sotto è lesionato, non so quanto potrà reggere. Ora io domando: il vescovo ha intenzione di riaprire le chiese? Nel regime del concordato, la manutenzione spetterebbe allo Stato. Ma io ho sentito con le mie orecchie il segretario generale dei Beni culturali dire che il restauro del duomo di Venzone in Friuli, dopo il terremoto del 1976, è un simulacro, una cartolina illustrata. Come la Fenice e il Petruzzelli. Io non credo che lo Stato possa abdicare alla sua funzione di tutela. Non c'è bisogno di manuali di restauro, basta un po' di buon senso. Certo se non si numerano le macerie, se si fa un cocktail di pietre e calcinacci, ricostruire poi sarà una missione impossibile". Le cifre fanno venire i brividi: quattro milioni di tonnellate di pietre e mattoni da rimuovere, che potrebbero presto salire a cinque. "Ci sono fondi pubblici? – si interroga Cervellati –. In che misura possono contribuire i i proprietari? Nell'incertezza nascono leggende metropolitane: è vero o non è vero, per esempio, che l'ignoranza porta a vendere le case antiche e a trasferirsi nelle New Town?".

Intanto, oggi i cittadini del centro storico si preparano a invadere pacificamente – come domenica scorsa – la zona transennata, questa volta armati di carriole e cassonetti per cominciare a rimuovere un po' di detriti. Li guida un redivivo "Comitatus Aquilanus", che si richiama polemicamente ai padri fondatori. Sobillati dai mercanti di voti, in vista delle prossime regionali? Può darsi. Ma poi vai nei paesi distrutti, col sindaco in tuta ginnica alla Bertolaso, e la gente ti avvicina, ti grida in faccia la sua rabbia, e non sono agit prop. Cosa scriveranno sulla guida del Touring del 2015, o del 2075? E dove porteranno i turisti? A visitare le New Town?

28 Febbraio 2010

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